In occasione della giornata internazionale delle donne… voglio ricordare Maria Coni e Marina Menegazzo, due turiste argentine uccise a fine febbraio 2016 mentre viaggiavano insieme in Ecuador, zaino in spalla.
Sono state uccise da 2 ragazzi che si erano offerti di ospitarle lungo una tappa del loro viaggio in Ecuador. I racconti sui giornali latinoamericani non sono mai stati chiarissimi: per riuscire a compiere una violenza sessuale a uno scappa la mano con un bastone, mentre il complice pugnala la seconda ragazza.
La sparizione viene denunciata su twitter, i responsabili vengono arrestati in tempo record, ma in quel lasso di tempo sui social network una gran parte di commenti dà la colpa alle ragazze.
Viaggiavano da sole, se la saranno anche un po’ cercata.
Guadalupe Acosta, una ragazza uruguaiana che studia comunicazione di fronte ai commenti volgari e sessisti scrive un messaggio dedicato alle due ragazze:
Ieri mi hanno uccisa.
Mi sono opposta a farmi toccare e mi hanno sfondato il cranio con un bastone. Mi hanno accoltellata, lasciandomi morire dissanguata.
Come un rifiuto mi hanno messo in un sacco della spazzatura, legato con nastro da imballaggio e buttata su una spiaggia, dove qualche ora dopo mi hanno trovata.
Ma peggio della morte è stata l’umiliaizione che è arrivata dopo. Dal momento in cui trovarono il mio corpo senza vita nessuno si chiese dove fosse quel Figlio Di Puttana che aveva ucciso i miei sogni, le mie speranze, la mia vita.
No, piuttosto preferirono iniziare con le domande inutili.
Domande per Me.
Una Morta. Che non può rispondere, che non può difendersi.
Com’eri vestita?
Ma come una donna viaggia da sola?
Sei finita in un quartiere malfamato: Cosa ti aspettavi che succedesse?
Hanno messo in discussione i miei genitori, perché mi hanno lasciato essere indipendente, come qualsiasi essere umano.
Han detto loro che sicuramente eravamo drogate e che abbiamo fatto qualcosa, e che loro ci avrebbero dovuto tenere sott’occhio.
E solo da morta ho capito che per il mondo io non sono uguale a un Uomo.
Che morire è stata colpa mia, e che sempre sarà così. E se il titolo avesse detto che erano morti due ragazzi, due giovani viaggiatori, la gente sarebbe lì a fare le proprie condoglianze e con la propria falsità ed ipocrisia starebbero chiedendo anche pene maggiori per gli assassini.
Ma se sei una donna, tutto viene minimizzato.
Diventa meno grave, perché è evidente, me lo sono cercata Io. Facendo quello che volevo ho trovato quello che mi meritavo per non essere sottomessa, per non voler restare in casa, per invesire i miei soldi nei miei sogni. Per questo e molto di più mi hanno condannato.
E provo dolore, perché io ormai non sto più qui.
Ma voi Sì, Siete Qui. E siete donne, e dovete trangugiare il fatto che vi facciano sempre lo stesso discorso del ‘farti rispettare’, che È colpa Tua se ti urlano che ti vogliono toccare per strada, perchè indossi degli shorts con 40 gradi, e che se viaggi sola sei una pazza e che di certo se ti succede qualcosa, se calpestano i tuoi diritti, sei tu che te lo sei cercata.
Te lo chiedo per me e per tutte le donne che sono state silenziate, zittite, uccise o derubate dei sogni, Tu alza la tua voce.
Combatteremo, Io ti sarò vicina con lo Spirito, e ti prometto che un giorno saremo molte, ma così tante che non esisterà nessuna quantità di sacchi di plastica per farci tacere Tutte.”
Buon 8 marzo alla viaggiatrice che è in te






ti è piaciuto il mio articolo?
condividilo