Questo viaggio, questa nuova esperienza per me racchiude tutte le emozioni della “prima volta”. Il primo viaggio post pandemia, il primo viaggio dopo un anno e mezzo interminabile, il primo viaggio con la consapevolezza che sarà il primo di una lunga serie. Visitare Lanzarote è stata più che altro una scelta condizionata perché le isole Canarie erano uno dei pochi corridoi turistici accessibili dall’Italia dal 15 gennaio 2021. Prima di arrivare a Lanzarote sapevo poco e niente di Manrique e del suo strettissimo legame con Lanzarote, ad oggi posso dire di essermene perdutamente innamorata.
César Manrique (1919-1992) nacque ad Arrecife a Lanzarote, isola nella quale ha lasciato tracce indelebili. Dopo aver terminato gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di San Fernando a Madrid (dove visse tra il 1945 e il 1964), organizzò spesso delle esposizioni dei suoi dipinti sia in Spagna, sia all’estero. Nella prima metà degli anni Cinquanta, si addentrò nell’arte figurativa e approfondì le qualità della materia fino a renderla protagonista principale delle sue composizioni. L’immaginario della sua produzione pittorica era ispirato dalle impressioni del paesaggio vulcanico di Lanzarote, che l’artista plasmò in una specie di naturalismo non realista che non nasceva dalla copia della natura, ma dalla sua comprensione emotiva
«Cerco di essere la mano libera che dà forma alla geologia»
Manrique
Nel 1964 fu invitato da Nelson Rockfeller a visitare gli USA, il mecenate americano che aveva precedentemente acquistato dei suoi quadri; gli organizzò delle mostre. Entrò in contatto con gli artisti newyorchesi di quel periodo diventando anche amico di Andy Warhol e dando l’esclusiva per le sue opere alla Galleria Viviano. Per lui New-York era una città caotica, artificiale dove l’espressione dell’individuo veniva sottomessa dall’alta velocità del business, dal consumismo sfrenato, quello evidenziato in quel periodo dalla Pop Art. Non faceva per lui, uomo amante della natura, amante della gente comune con cui parlare. Un artista del popolo, della sua Lanzarote, amante della sua lavae della “sua” spiaggia di Caleta Famara di 8Km, dalla sabbia finissima, dove visse durante l’infanzia.
“(…) più che mai sento nostalgia per il vero significato delle cose. Per la purezza del popolo. Per la nudità del mio paesaggio, e per i miei amici (…) La mia conclusione ultima è che l’uomo a New York è come un topo. L’uomo non è stato creato per questa artificiosità. C’è in me un bisogno imperativo di tornare alla terra. Sentirne l’odore. Questo è ciò che sento “.
– Da una sua lettera da New-York all’amico Pepe Dàmaso –
A metà degli anni Sessanta, quando ritorno’ a Lanzarote, César Manrique promosse una serie di progetti artistici innovativi per l’epoca. Si trattava di un insieme di azioni e interventi che risaltavano il valore del paesaggio e delle bellezze naturali dell’isola. Manrique ha contribuito notevolmente allo sviluppo turistico nell’isola di Lanzarote, convincendo i sui concittadini del fatto che si potesse tranquillamente vivere di turismo senza dover necessariamente deturpare il paesaggio. E stato sempre fedele ai suoi valori ambientali regalando a Lanzarote l’aspetto avvolgente e magico che conserva ancora oggi.
Su questa isola non troverai grandi alberghi tutti uguali, ma case dei villaggi ricoperte di calce bianca, che regalano un’armonia visiva unica. Manrique ha imposto la sua priorità di rispetto delle caratteristiche originarie dell’isola; per questo, nel 1978 fu insignito del Premio Mondiale per l’Ecologia e il Turismo, e nel 1993 fu dichiarata Riserva della Biosfera dall’UNESCO.
Troviamo Manrique anche nel logo ufficiale dell’isola di Lanzarote e nel famoso diavoletto del Timanfaya.
Manrique ha lasciato la sua arte anche in altre zone delle Canarie e della Spagna, e le sue opere più rappresentative, in un arco di tempo che va dal 1971 al 1995, si trovano anche a Tenerife, Costa Martiánez e Playa Jardín de Punta Brava, La Gomera, Mirador del Palmarejo, El Hierro Mirador de la Peña, Madrid,La Vaguada e Ceuta, Parque Marítimo del Mediterráneo.
L’ ideologia di Manrique venne definita da lui stesso arte-natura/natura-arte, creando opere che rappresentano ancora oggi un esempio singolare ed unico dell’arte pubblica in Spagna.
Jameos del Agua (1966/1968) Auditorio all’interno dei Jameos del Agua (1977)
Il Jameos del Agua è uno spazio naturale e centro artistico,e’ situato nel comune di Haría, a nord di Lanzarote, ed è una delle mete più apprezzate dai visitatori dell’isola. La parola “jameo” è origine aborigena e si riferisce ad un foro che si produce a causa del crollo del tetto di un tunnel di lava. Il Jameos del Agua, si trova all’interno del tunnel vulcanico prodotto dall’eruzione del vulcano de la Corona. Il tunnel ha una lunghezza nota di 6 km, di cui almeno 1,5 km sotto la superficie del mare: questa ultima sezione prende il nome di Tunnel di Atlantide. I Jameos del Agua si trovano nella sezione di questo tunnel più vicino alla costa. Sono costituiti da almeno tre cameo. Da questi tunnel, l’artista Manrique ha tirato fuori una vera e propria gemma, con lo scopo di mostrare ai visitatori uno spazio per la contemplazione della natura.
Nel 1977, dopo oltre 10 anni di lavori, la struttura generale del Jameos del Agua si concluse. Nello stesso anno venne aperto ufficialmente il centro, compreso l’Auditorium.. Dal 1987, questo centro è stato dedicato al lavoro scientifico e didattico sulla volcanologia.
Il Jameos del Agua è molto importante dal punto di vista ecologico, poiché qui si trova una specie di granchio unica ed endemica, detta granchio cieco, un granchio di una lunghezza di un centimetro, albino e cieco. Questi granchi sono molto sensibili ai cambiamenti nella laguna (provenienti dall’acqua di mare) e per questo il rumore e la luce li disturbano. Sono molto sensibili alla ruggine, che può ucciderli: per questo motivo è proibito gettare monete nell’acqua.
Si entra nel Jameos salendo una scalinata in pietra fino alla prima grotta, il Jameo Chico, trasformata da Manrique in un insolito bar/ristorante con vista su un piccolo lago. Questo lago naturale ha un’acqua estremamente trasparente – regolata dall’Oceano Atlantico – e ospita i granchi ciechi, diventati oggi il simbolo del Jameos del Agua.
Manrique ha creato un’identità o un logo per ognuna delle attrazioni culturali, e per i Jameos del Agua, i simboli di granchi e aragoste sono i protagonisti. Attraversando il lago e percorrendo uno stretto sentiero, si giunge al Jameo Grande. Anche se probabilmente l’avrete visto in una miriade di cartoline, non c’è nulla di più intrigante di uscire dal tunnel oscuro e trovarsi all’improvviso in un’enorme grotta all’aperto rivestita di piante tropicali e la piscina più fantastica che potreste mai immaginare. Questa piscina cristallina e turchese è un vero paradiso, solo al Re di Spagna è permesso nuotare qui.
Dall’estremità opposta del Jameo Grande si può poi accedere all’Auditorium, che è stato costruito in parte nel tunnel di lava che scende verso l’Oceano. E’ stato aperto per la prima volta nel 1987, ma è stato chiuso fino al 2009, a causa della necessità di lavori di restauro. Oggi l’auditorium è utilizzato per concerti di musica classica, in quanto ha un’eccellente acustica, ma anche per proiezioni cinematografiche: Il film di Pedro Almodovar ‘Gli abbracci spezzati‘, che è stato girato parzialmente a Lanzarote, ha avuto qui la sua prima proiezione nel 2010



Casa-Museo del Campesino (1968-1972)
Situata nel centro geografico di San Bartolomé, la Casa-Museo del Campesino è stato il modo in cui César Manrique ha riconosciuto gli sforzi compiuti dai contadini di Lanzarote, che hanno dovuto affrontare condizioni pericolose per riportare in vita la terra.
La Casa-Museo del Campesino offre una panoramica dell’architettura, dell’agricoltura, dell’artigianato e della gastronomia tradizionale , completata da Monumento a la Fecundidad.
Dopo aver visitato la casa museo comprendi la bellezza di un’ isola diversa tenuta in vita dalla tenacia dei contadini. Al ristorante si possono gustare piatti tradizionali : zuppa di miglio, spezzatino di carne di capra, polpo servito con salsa mojo verde delle Canarie e il rinomato Sancocho delle Canarie con spigola, a base di prodotti del mercato, il tutto perfettamente abbinato alla più ampia selezione di Denominazione vini di origine di Lanzarote.
All’ interno troverai anche un Mercato Locale Sostenibile, avrai possibilità di vivere Esperienze che sono un vero riflesso delle tradizioni di Lanzarote. I Prodotti in vendita sono realizzati al 100% con ingredienti di Lanzarote con metodi sostenibili, nel rispetto dell’ambiente e dell’economia dell’isola.



Restaurante El Diablo a Timanfaya (1970)
Il Parco Nazionale di Timanfaya e delle Montagne di Fuoco occupa gran parte dell’isola di Lanzarote ed è una delle tappe obbligatorie durante le vacanze sull’isola. Coni vulcanici, crateri, il mare di lava, spiagge di sabbia nera e colonne di lapilli danno vita ad uno straordinario paesaggio lunare di grande bellezza. Dal belvedere naturale di Montaña Rajada si può ammirare un immenso mare di lava che si estende fino a raggiungere la costa.
Lo spettacolare paesaggio vulcanico multicolore, completamente privo di vita animale e vegetale, si estende per circa 51 chilometri quadrati. Durante il XVIII secolo i vulcani dell’isola eruttarono con violente esplosioni ricoprendo il paesaggio circostante e interi villaggi di lava incandescente e lapilli. All’interno del parco troviamo il progetto di Manrique, il ristorante El Diablo. Qui le pietanze vengono preparate su un barbecue alimentato dal calore geotermico.
Il Parque Nacional de Timanfaya può essere visitato dalle 09:00 alle 17.00 solo con escursioni guidate e in pullman.


Mirador del Río (1973)
La vista panoramica che si gode dal Mirador Del Rio, è unica, avvolgente e meravigliosa. Si trova nella parte settentrionale di Lanzarote, alle spalle di Playa El Risco.
Il Belvedere, progettato nel 1973 dall’architetto Manrique, si trova a 497 metri sul livello del mare, sulla sommità delle imponenti scogliere di Famara, e permette di ammirare uno dei più spettacolari panorami di Lanzarote: la costa settentrionale, le saline abbandonate, lo stretto di El Rio, l’isola di la Graciosa e il meraviglioso parco naturale del Chinijo.
L’edificio del Mirador è appena percettibile all’esterno visto che la struttura è nascosta sotto una serie di pietre vulcaniche che lo mimetizzano con l’ambiente circostante. All’interno dell’edificio, che è accessibile tramite un corridoio, troviamo ai lati ceramiche tradizionali. all’ interno c’è un ristorante e un bar che guardano l’isola della Graciosa grazie a 2 enormi vetrate.


Jardín de Cactus (1990)
Jardín de Cactus è stato l’ultimo intervento di César Manrique eseguito a Lanzarote.
Il Giardino dei Cactus si trova in una vecchia cava da cui si estraevano le ceneri vulcaniche e i detriti utilizzati dagli antichi coltivatori di fichi d’india per conservare l’umidità notturna del terreno.
L’artista Manrique seppe vedere in questo scenario la possibilità di riconvertire questo spazio in una curiosa area suddivisa in terrazze dove si coltivano oltre 1400 specie di cactus perfettamente classificati.
Il complesso, che possiede il marchio inconfondibile di Manrique, è presieduto da un mulino a vento anticamente impiegato nella macina del mais e oggi usato soltanto a fini didattici.




Bellissimo!!! E’ un mondo incantato. Sembra che il tempo si sia fermato. Ho vissuto alle Canarie, in particolare a Fuerteventura, ma le ho girate tutte. Spero si possa tornare a viaggiare in libertà. Viaggiare è vivere.
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